Ho avuto il grande piacere, soprattutto dal punto di vista personale, di conoscere il Maestro Agatino Scuderi durante il mio recente soggiorno in Sicilia, in occasione del Meeting Internazionale Chitarristico da lui organizzato e curato, giunto quest’anno alla IX edizione.
Mi piace ricordare brevemente l’importanza che la figura del Maestro Scuderi riveste nell’ambito della musica, della chitarra classica nello specifico, ricordando il suo impegno instancabile nel diffondere la conoscenza e l’apprezzamento verso questo strumento e della musica per esso composta. Impegnato costantemente in concerti e recital in ogni angolo del mondo, affianca alla sua attività di concertista quella di Professore, essendo titolare della cattedra di Chitarra Classica presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Catania.
Agatino mi racconta della sua infanzia, nato in una famiglia di musicisti, dice di essere stato sin dalla più tenera età “geneticamente” attratto dalla musica, e dopo aver approcciato diversi strumenti, all’età di 12 anni scoppia la sua passione per la chitarra classica, passione che ancora lo pervade, anzi, che ancora cresce costantemente, a giudicare anche dalla luce che brilla nei suoi occhi quando racconta della sua attività.
Sempre accompagnato dalla dolcissima moglie Concetta, amore della sua vita, silenzioso sostegno e sicura presenza in ogni momento, Agatino mi racconta dei sacrifici affrontati per studiare, i lunghi viaggi da Catania, sua città natale, fino a Roma, per prendere lezioni, e poi via via, fino alla Spagna, dove è stato allievo di Alirio Diaz, quest’ultimo allievo, a sua volta, del celeberrimo Andrés Segovia.
Gli strani percorsi della vita mi hanno portato solo recentemente a scoprire il mondo della chitarra classica, quindi ne parlo solo con il cuore e non con la conoscenza, ma, quando Agatino Scuderi suona la sua Giussani, le profonde vibrazioni e le emozioni che riesce a suscitare, trasmettono all’ascoltatore per intero, anzi, amplificate all’ennesima potenza, la passione e l’amore che egli sente per il suo strumento e la sua musica.
Personalizza i brani con il suo impeto ed il suo talento, ma mai stravolge la loro natura ed il sentire dell’autore, e riesce a rendere fruibili anche alle orecchie meno avezze, pezzi complessi come per esempio i brani di autori contemporanei, che richiedono, al contrario dei classici, durante i quali l’ascoltatore si abbandona al flusso delle note, concentrazione totale e continua.
Il titolo che ho scelto è dovuto alla sorprendente giocosità con la quale Agatino si pone come persona ed esegue come artista, rendendo, in chi lo ascolta, l’impressione di un’esecuzione semplice, che, nel caso del suo strumento soprattutto, semplice non è mai. Giocosità che sicuramente denota anche l’estrema padronanza dello strumento acquisita con la sua esperienza e la sua splendida carriera, quasi fosse, o probabilmente essendo, parte integrante di se.
Giocosità con la quale talvolta affronta situazioni impreviste durante un’esibizione per esempio, e l’estrema solarità e generosità del suo carattere, specchio fedele della sua terra, calda ed accogliente, subito pronta a farti sentire parte del tutto, parte di se.
di Benedetta Tintillini